Le Interviste: Maristella Portas - Maristell'Arte.
Mi trovo a casa di Maristella Portas, che ho avuto il piacere di conoscere lo scorso anno al CCM (Creative Corner Market).
Siamo diventati amici su facebook e dopo aver avuto l'opportunità di vedere degli altri suoi lavori le ho chiesto di farsi intervistare per "The Creative Art".
E' una casa piccola ma ben distribuita e luminosa; in una delle verande, chiusa a vetri, Maristella ha ricavato un proprio spazio nel quale poter lavorare in tranquillità.
Alle pareti noto subito alcuni dei suoi quadri e disegni, ne approfitto per scattare una serie di foto che saranno inserite a corredo dell'articolo, quindi ci sediamo a parlare.
Buona parte delle persone intervistate mi hanno detto di aver iniziato il loro percorso artistico in giovane età. Anche tu hai iniziato a disegnare da piccola, ma quando hai capito che l’arte sarebbe diventata parte della tua vita?
Racconto sempre che ancora piccolissima, alle persone che mi chiedevano che cosa avrei voluto fare da grande, rispondevo che avrei fatto il liceo artistico; sicuramente non mi rendevo ancora conto di cosa comportasse esattamente, ma quando prendevo in mano la matita e un foglio e iniziavo a disegnare, mi sentivo felice.
Anche le maestre mi facevano capire che rispetto ad altri bambini avevo delle doti artistiche, e questo oltre a essere gratificante mi confermava che quella era la mia vocazione.
Anche le maestre mi facevano capire che rispetto ad altri bambini avevo delle doti artistiche, e questo oltre a essere gratificante mi confermava che quella era la mia vocazione.
C’è stato un momento preciso in cui hai maturato la decisione di dedicarti totalmente all’arte?
Finito il liceo artistico ero straconvinta di voler fare l’architetto, ed essendo anche appassionata di restauro, l’idea che avevo era quella che sarei potuta diventare un bio-architetto e restauratore. Speravo che una volta specializzata in quel campo sarebbe stato più facile trovare lavoro, ma l’impossibilità di trasferirmi fuori Sardegna per gli studi mi ha costretto inizialmente a rimandare e in fine a rinunciare definitivamente a quell’idea.
Poi…mi è capitato di avere dei problemi di salute e subire un intervento d’urgenza, questo mi ha fatto riflettere sul fatto che la vita ti può riservare in qualsiasi momento delle brutte sorprese e che quindi la cosa più importante era di non rinunciare a seguire la mia vocazione. Ho compreso che per me era prioritario avere un lavoro capace di farmi stare bene, e nonostante i tanti dubbi che mi assalivano, volevo fortemente riuscire a trovare la mia strada in campo artistico.
Così mi sono dedicata con entusiasmo alla pittura e ho cercato di sviluppare questa mia passione dandogli un senso preciso: sono un'appassionata delle antiche culture sciamaniche, e ho scoperto che gli sciamani utilizzavano la pittura per immaginare e visualizzare degli obiettivi da raggiungere e questa idea mi ha affascinato tanto da volerla farla mia.
Per esempio, uno dei primi quadri l’ho realizzato dipingendomi mentre suonavo il basso (avevo iniziato a suonarlo a 16 anni e mi sarebbe piaciuto proseguire a studiare musica e approfondire la tecnica) e il fatto di rappresentare me stessa mentre suonavo mi avrebbe aiutato a raggiungere quell’obiettivo.
Per esempio, uno dei primi quadri l’ho realizzato dipingendomi mentre suonavo il basso (avevo iniziato a suonarlo a 16 anni e mi sarebbe piaciuto proseguire a studiare musica e approfondire la tecnica) e il fatto di rappresentare me stessa mentre suonavo mi avrebbe aiutato a raggiungere quell’obiettivo.
Questo è stato l’avvio che mi ha portato a realizzare diversi quadri e ad esporre in sale e locali di ritrovo.
Maristella disegnatrice, pittrice, ritrattista, illustratrice; Maristella che si occupa di restauro, di grafica, che collabora alla scenografia di un cortometraggio, che crea oggetti riciclando la stoffa dei jeans. Ti piace essere libera di muoverti senza vincoli dando il massimo spazio alla creatività.
Si, mi piace sentirmi libera, applicarmi in varie attività artistiche mi fa sentire bene, se avessi dei vincoli che mi costringono a seguire un percorso troppo rigido non sarebbe più così e la stessa creatività ne risentirebbe. Fin dove è possibile mi piace sperimentare cose nuove, vedere un po’ dove posso arrivare.
Tempo fa, con riferimento alla mia pittura, mi sono state fatte delle critiche per il fatto che non seguo un genere preciso, ma io sento il bisogno di far uscire i vari lati della mia personalità, e quindi voglio sentirmi libera di utilizzare gli acrilici super-luminosi per dei dipinti astratti, piuttosto che i colori a olio per creare qualcosa di più realistico, oppure disegnare semplicemente con la penna su un foglio ruvido per acquerello.
Sono consapevole che se voglio avere una reale opportunità di affermarmi nel “mondo dell’arte” devo riuscire a focalizzare meglio ciò che mi può caratterizzare (sono ancora alla ricerca di un’identità precisa), ma per il momento non mi dispiace potermi definire semplicemente, un’artista.
Da quanto ho potuto vedere in merito ai tanti progetti nei quali sei stata coinvolta, mi sembra di capire che ti piace particolarmente collaborare con altri artisti, un aspetto non sempre presente nel mondo dell’arte.
A me piace tutto dell’arte: la musica, la fotografia, il ballo, capire come si realizza un cortometraggio, sono curiosa e quindi non mi dispiace collaborare con altri artisti, vedere la loro passione, osservare come si muovono con la loro arte. Collaborare con altri artisti mi consente non solo di imparare cose nuove ma anche di avere nuovi stimoli.
Ad esempio, il mio ragazzo è musicista e mi piace unire la mia arte con la sua, realizzando disegni ispirati dalle sue canzoni o creando l'artwork per i suoi album;...
...collaboro con una psicoterapeuta per cui ho realizzato alcune illustrazioni per il suo blog e creato la copertina di un suo libro.
Mi piace molto spaziare.
...collaboro con una psicoterapeuta per cui ho realizzato alcune illustrazioni per il suo blog e creato la copertina di un suo libro.
La pittura rimane comunque il punto di partenza dal quale poi si sono sviluppate le idee e i progetti nei quali sei coinvolta. Come definiresti il tuo modo di dipingere?
In passato ho definito la mia pittura come “sognante”, “magica”, un mondo quasi surrealista (mi sono ispirata molto al surrealismo di Magritte) attraverso il quale cercavo di far venire fuori la parte bella della vita.
Una pittura che oltre far sentire bene me facesse sentire bene gli altri, potesse trasmettere uno stato di serenità, tranquillità, far emergere l’energia positiva, benefica, anche grazie all’uso specifico di tonalità e colori associati al benessere.
Col tempo però, mi sono resa conto che mi stavo nascondendo in questo mondo fantastico, quasi fatato, e da circa un anno sto andando in una direzione opposta. Questo nuovo progetto, che mi interessa tantissimo, parte sempre dall’idea di sviluppare un’arte che sia in qualche modo terapeutica, ma mentre prima creavo paesaggi che trasmettevano serenità, ora sto cercando di scoprire gli aspetti che nascondo a me stessa, far emergere le paure e riuscire ad accettare i propri difetti. In questa prima fase sento la necessità di sviluppare il progetto per me stessa, ma facendo questo percorso potrei essere in grado di aiutare gli altri come “arteterapeuta”, e magari chissà potrebbe anche diventare un futuro lavoro. In questo campo esistono già delle scuole di specializzazione e si sta cercando di creare una nuova figura professionale, purtroppo ancora poco sviluppata in Italia.
Il primo ciclo che ho realizzato in quest’ottica l’ho intitolato “Le mie scomode verità”: una raccolta di disegni che attraverso l’espressione artistica mette a nudo il mondo interiore, fatto delle paure, dei limiti, che non vorremmo mai portare a galla. Essere consapevoli delle proprie debolezze rappresenta il primo passo per affrontare in maniera responsabile la propria vita, diventare artefici del proprio destino e iniziare ad essere felici.
Parlaci dell’attività più recente che ti vede impegnata nella creazione di borse, portamonete, portafogli, portagioie, custodie per smartphone, agende, album, cornici, orologi, bracciali, spille, ciondoli, orecchini, ecc. , rigorosamente in tela jeans di vari colori e dipinti a mano.
Avevo bisogno di escogitare qualcosa che mi permettesse di far conoscere la mia arte e mi consentisse di iniziare a guadagnare qualche cosa, contribuendo all’economia familiare. Mi sono sentita con delle amiche creative che fanno i mercatini e dopo aver parlato con loro ho preso la decisione di realizzare degli oggetti che potessero interessare un pubblico più ampio.
Mi è sempre piaciuto cucire, da piccola creavo i vestitini per le Barbie, ma più avanti e mi era capitato di realizzare degli zainetti, delle gonne utilizzando la tela jeans recuperata da vecchi pantaloni, un materiale che mi ha sempre affascinato. Ho quindi deciso di mettere insieme il disegno, il cucito e il tessuto jeans, realizzando degli oggetti che potessero servire da supporto per i miei disegni.
E’ complicato disegnare e dipingere sul jeans?
E’ abbastanza complicato fare dei disegni dettagliati, soprattutto quando il tessuto è a trama larga e assorbe eccessivamente, tanto che a volte si rende necessario ripassare più volte il colore. Normalmente utilizzo i colori specifici per la stoffa, che hanno il pregio di essere più stabili nel tempo, di poter essere lavati senza problemi e di non essere troppo densi, caratteristica che ne facilita la stesura sulla tela.
Quanto ha inciso nella scelta del tessuto jeans la possibilità di utilizzare un materiale di riciclo?
Mi è sempre piaciuta l’idea di riutilizzare i vecchi materiali: oltre ai vecchi jeans, riciclo il cartone, i nastrini presi delle bomboniere, e così via; quando vedo qualcuno in procinto di buttare delle cose, lo blocco subito: “Aspetta!” E la mia mente è già in moto per capire come possano essere riutilizzate. Non mi piace l’idea consumistica di creare degli oggetti e buttarli dopo un breve utilizzo, sia per la mia natura ambientalista, sia perché provengo da una famiglia che non aveva grandi disponibilità economiche e io sono stata abituata a utilizzare le cose sino a quando è possibile e non sprecare niente.
Il vecchio jeans dismesso, che spesso finisce nella spazzatura, trova un nuovo utilizzo e acquista valore grazie alla mia creatività e ai miei disegni.
Infatti come nome per questa nuova produzione ho aggiunto al mio logo “Maristell’Arte” le parole ”…con te”, seguite dalla frase “Nuova vita al jeans”, che vuole rappresentare: porti la mia arte con te, dando nuova vita al jeans.
Quali riscontri hai da parte delle persone e cosa apprezzano maggiormente delle tue creazioni?
Una cosa che mi diverte è che molti non capiscono a prima vista che viene utilizzato un materiale di riciclo e si stupiscono quando spiego che dei vecchi pantaloni sono diventati un quadretto, un’agenda, degli orecchini, ecc. Comunque apprezzano particolarmente la realizzazione accurata e vengono colpiti positivamente dal fatto che sono dipinti a mano. Questi aspetti incidono molto sul giudizio che si forma in coloro che si soffermano a guardare con maggiore attenzione le creazioni e chiedono delucidazioni sul lavoro che c’è dietro.
Gli artisti non hanno mai avuto vita facile, quali sono le maggiori difficoltà che hai incontrato?
Per quanto riguarda la pittura, è particolarmente difficile trovare un locale nel quale esporre a un prezzo ragionevole, per questo ho scelto spesso dei locali o delle sale nelle quali era possibile esporre gratuitamente. C’è da dire poi che non sempre una galleria da maggiori garanzie di visibilità, perché capita che sia frequentata prevalentemente dagli stessi artisti e dai loro amici, piuttosto che da potenziali clienti. In un locale pubblico entrano tante persone e può capitare che tra i tanti ci sia qualcuno che mostri un vero interesse per quanto viene esposto; anche se per contro può succedere che nasca l’equivoco che si tratti di opere inserite come arredamento del locale.
Poi ci sono i clienti che molto spesso sottovalutano ciò che c’è dietro a una qualsiasi creazione artistica: se per esempio pensiamo alla realizzazione di un quadro, ci sono ore di studio e impegno nella realizzazione, ci sono le spese da sostenere per i materiali, e il prezzo di un dipinto non può essere lo stesso di una stampa in serie acquistata al supermercato.
Un altro aspetto negativo è che per farti conoscere nel mondo dell’arte e avere un minimo di attenzione è diventato indispensabile spostarsi in altre parti d’Italia o andare all’estero.
Secondo te di cosa avrebbero bisogno gli artisti e i creativi di talento per essere valorizzati e riuscire ad avere una concreta possibilità di affermarsi?
In Italia c’è la necessità di ricreare una cultura artistica, nonostante ci sia un patrimonio artistico enorme manca totalmente l’interesse per l’arte, per il bello, per la creatività, per il nuovo. Si da importanza al lavoro esclusivamente come possibile fonte di guadagno, anche se non ti piace, così non viene considerata la necessità di dare spazio allo sviluppo della persona, permettergli di scoprire le proprie doti artistiche e di perfezionarle. Anche per quanto riguarda la scuola, lo sviluppo di un percorso artistico viene considerato alla stessa stregua della coltivazione di un hobby. Ripeto, da qualsiasi lato si consideri la questione, è un fatto culturale: rispetto alla possibilità di acquistare un quadro, si preferisce spendere i soldi per andare al ristorante o comprare l’ultimo modello di cellulare; piuttosto che andare al concerto di una band locale che sta cercando di farsi conoscere o a vedere una mostra d’arte, si preferisce andare a fare un giro nei centri commerciali e spendere i soldi alle macchinette e nei giochi. Da questo punto di vista, all’estero c’è indubbiamente una sensibilità diversa.
Iniziative per il 2016 e sogni nel cassetto.
Innanzi tutto voglio proseguire nella creazione della linea di oggetti in tela jeans, spero che mi diano una mano a farmi conoscere dalle persone, ad attirare i clienti appassionati di riciclo e di pittura.
Un aspetto che voglio curare maggiormente è quello di creare oggetti che si possono riutilizzare, come ho già fatto per i calendari che sono realizzati in modo che la parte con le date si possa sfilare e riutilizzare come portafoto, o le agendine che una volta esaurite sono riutilizzabili come porta tessere. Per quanto riguarda i porta cellulari mi muoverò in maniera personalizzata, sia per quanto attiene le dimensioni (che variano da modello a modello), sia rendendomi disponibile a inserire un disegno che sia di gradimento del cliente.
Voglio ampliare la gamma dei gioielli, sto pensando di riprendere a creare borse e zainetti, e anche di creare un negozio online per arrivare la dove il mercatini non mi consentono di arrivare, anche se devo ammettere che a livello locale i mercatini danno maggiore visibilità.
Vorrei continuare a dipingere su tela riuscendo a trovare il mio tema artistico, la mia personalità pittorica, ma anche continuare a disegnare con la penna, sviluppando ulteriormente l’idea de “Le mie Scomode verità”.
Il sogno nel cassetto sarebbe quello di riuscire a vivere della mia arte, magari aprendo una bottega e la partita iva, due cose che al momento attuale non sono possibili.
Un altro sogno, come pittrice, è quello di riuscire ad esporre a Londra, una città nella quale sento di essere come a casa mia e che dimostra una grande attenzione verso ogni forma d’arte.